24 lug. 11
La seconda domenica della Summer School è stata una giornata all’insegna della cultura. Dopo un’abbondante colazione all’europea nell'albergo di Mysore, tutti sul pulmino in direzione Belur.
Tragitto molto interessante, che ci ha permesso di vedere la parte meno turistica e urbanizzata del Karnataka: villaggi rurali, mercatini e lussureggiante vegetazione hanno fatto da sfondo ad un viaggio travagliato dalle infinite buche e dai doloranti dossi delle fantasmagoriche strade del distretto di Hassan.
Arrivati a Belur siamo andati al tempio della città, uno dei 3 templi Hoysala della zona insieme a quello di Halebid e di Somnathpur. Questo è l’unico che continua ad essere utilizzato: la puja (preghiera) si celebra ogni giorno alle 9, alle 15 e alle 19.30.
Poco prima di andare a pranzo, ci siamo recati al secondo tempio, quello di Halebid (in Kannada significa città morta). Questo è sicuramente uno dei luoghi più affascinanti visitati finora: le pareti esterne sono coperte di sculture raffiguranti divinità hindu. Ogni scultura è legata ad una storia della ricchissima tradizione hindu; tra le sculture erano raffigurate diverse scene erotiche che hanno suscitato la nostra ilarità. Abbiamo notato che a molte di queste statuette mancava la testa, probabilmente rimossa per essere rivenduta.
Dopo un lauto pranzo indiano offerto dallo Xime, la tutor Anna ci ha procurato la frutta: il mitico Jackfruit che la maggior parte di noi ha ormai iniziato ad apprezzare. Un improvviso acqazzone ci ha sorpresi mentre tornavamo al pullman e poco dopo e' apparso un bellissimo arcobaleno. Abbiamo raggiunto Sravanabelagola, interessante cittadina famosa per la sua statua alta 17.5 metri di Gomateshvara, una delle divinità più importanti del pantheon giainista.
Purtroppo, causa eccessive pause nel tragitto e inconvenienti sulla strada, siamo arrivati alla lunga scalinata che permette di raggiungere la statua alle ore 18.15, ossia 15 minuti dopo l’orario di chiusura. Neanche il tentativo di corruzione delle nostre affascinanti “bionde” è servito a convincere le inflessibili guardie locali a farci entrare. Ci siamo consolati visitando il comunque notevole tempio giainista. Con qualche rammarico quindi, dopo 2 giorni indimenticabili e interminabili ore di viaggio alle spalle, siamo tornati allo Xime verso le 23.00.
Domani riprendono le lezioni e, come tutti i lunedì dello Xime, è formal day e dovremo indossare camicia e cravatta.
It was quite hard to say goodbye to Mysore. But soon enough we were already travelling through the beautiful Karnataka's landscapes, having no time to think about what we left, driven into the green hilly lands between Mysore and Belur. Except for a five minutes stop in a local market just outside Mysore, we spent about three hours staring out of our windows life in all its shapes: trees, working farmers, cultivations, earth made village houses... Actually a few of us fell asleep, you know, time optimizers ;) Journey was however pleasant despite of damaged asphalt, police block bars and a huge number of speed bumps along our way, forcing our bus to accelerate, brake and slalom.
Unfortunately we were informed of being late. “To be late” is an expression which is becoming more and more familiar expressions to us ...and we are not even guilty for that, poor things!
Back to the first stop: Belur, former capital of the Hoysala Empire. The sight of the Chennakesava temple was amazing even from the outside. Once we removed our shoes, as required here in almost every religious site, we finally managed to take a closer look on the dark stones depicting many holy hindu divinities and legendary tales in sequence. Inside Chennakesava temple, it was also performed a religious rite called “Puja” in which a few of us took part by pouring on their heads some holy water and by marking own forehead with the classic “Tilaka”.
We then moved to Halebid, “the Dead City” sacked by the armies of Malik Kafur in the early 14th century. Hoysaleshawara and Kedareshwara temples were quite similar to what we saw in Belur. Our attention was caught by the fact that nowadays no more rites are celebrted in this complex.
Unfortunately, for other unexpected delays along the way, we were prevented from visiting the statue of Gomateshwara in Sravanabelagola...
Goodnight everybody!
riccardo e marco
La seconda domenica della Summer School è stata una giornata all’insegna della cultura. Dopo un’abbondante colazione all’europea nell'albergo di Mysore, tutti sul pulmino in direzione Belur.
Tragitto molto interessante, che ci ha permesso di vedere la parte meno turistica e urbanizzata del Karnataka: villaggi rurali, mercatini e lussureggiante vegetazione hanno fatto da sfondo ad un viaggio travagliato dalle infinite buche e dai doloranti dossi delle fantasmagoriche strade del distretto di Hassan.
Arrivati a Belur siamo andati al tempio della città, uno dei 3 templi Hoysala della zona insieme a quello di Halebid e di Somnathpur. Questo è l’unico che continua ad essere utilizzato: la puja (preghiera) si celebra ogni giorno alle 9, alle 15 e alle 19.30.
Poco prima di andare a pranzo, ci siamo recati al secondo tempio, quello di Halebid (in Kannada significa città morta). Questo è sicuramente uno dei luoghi più affascinanti visitati finora: le pareti esterne sono coperte di sculture raffiguranti divinità hindu. Ogni scultura è legata ad una storia della ricchissima tradizione hindu; tra le sculture erano raffigurate diverse scene erotiche che hanno suscitato la nostra ilarità. Abbiamo notato che a molte di queste statuette mancava la testa, probabilmente rimossa per essere rivenduta.
Dopo un lauto pranzo indiano offerto dallo Xime, la tutor Anna ci ha procurato la frutta: il mitico Jackfruit che la maggior parte di noi ha ormai iniziato ad apprezzare. Un improvviso acqazzone ci ha sorpresi mentre tornavamo al pullman e poco dopo e' apparso un bellissimo arcobaleno. Abbiamo raggiunto Sravanabelagola, interessante cittadina famosa per la sua statua alta 17.5 metri di Gomateshvara, una delle divinità più importanti del pantheon giainista.
Purtroppo, causa eccessive pause nel tragitto e inconvenienti sulla strada, siamo arrivati alla lunga scalinata che permette di raggiungere la statua alle ore 18.15, ossia 15 minuti dopo l’orario di chiusura. Neanche il tentativo di corruzione delle nostre affascinanti “bionde” è servito a convincere le inflessibili guardie locali a farci entrare. Ci siamo consolati visitando il comunque notevole tempio giainista. Con qualche rammarico quindi, dopo 2 giorni indimenticabili e interminabili ore di viaggio alle spalle, siamo tornati allo Xime verso le 23.00.
Domani riprendono le lezioni e, come tutti i lunedì dello Xime, è formal day e dovremo indossare camicia e cravatta.
It was quite hard to say goodbye to Mysore. But soon enough we were already travelling through the beautiful Karnataka's landscapes, having no time to think about what we left, driven into the green hilly lands between Mysore and Belur. Except for a five minutes stop in a local market just outside Mysore, we spent about three hours staring out of our windows life in all its shapes: trees, working farmers, cultivations, earth made village houses... Actually a few of us fell asleep, you know, time optimizers ;) Journey was however pleasant despite of damaged asphalt, police block bars and a huge number of speed bumps along our way, forcing our bus to accelerate, brake and slalom.
Unfortunately we were informed of being late. “To be late” is an expression which is becoming more and more familiar expressions to us ...and we are not even guilty for that, poor things!
Back to the first stop: Belur, former capital of the Hoysala Empire. The sight of the Chennakesava temple was amazing even from the outside. Once we removed our shoes, as required here in almost every religious site, we finally managed to take a closer look on the dark stones depicting many holy hindu divinities and legendary tales in sequence. Inside Chennakesava temple, it was also performed a religious rite called “Puja” in which a few of us took part by pouring on their heads some holy water and by marking own forehead with the classic “Tilaka”.
We then moved to Halebid, “the Dead City” sacked by the armies of Malik Kafur in the early 14th century. Hoysaleshawara and Kedareshwara temples were quite similar to what we saw in Belur. Our attention was caught by the fact that nowadays no more rites are celebrted in this complex.
Unfortunately, for other unexpected delays along the way, we were prevented from visiting the statue of Gomateshwara in Sravanabelagola...
Goodnight everybody!
riccardo e marco
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